10 de des. 2008

«Mendez? Un anarchico che crede nella gente»

Intervista a Francisco Gonzáles Ledesma

Lo scrittore spagnolo «Il commissario che ho ideato rappresenta la libertà della Catalogna, che, incredibile, vive peggio ora che sotto Franco»

Paolo Zaccagnini

Solo i folli fanno la Storia, i vigliacchi fanno i calendari». Parole di Francisco González Ledesma, lo scrittore spagnolo autore di tanti fortunati polizieschi -insieme alla collega Alicia Giménez Bartlett, alla quale è andato il Raymond Chandler Award- tra i graditissimi ospiti della diciottesima edizione del Noir In Festival conclusasi ieri a Courmayeur.
Dopo una folgorante, quanto fugace, apparizione nelle librerie italiane nei primi anni 80 grazie alla casa editrice Mondadori, Ledesma viene ora riproposto ora daGiano -ma non perdetevi Soldados (Meridiano Zero) e La città senza tempo (firmato con lo pseudonimo di Enrique Moriel, Bompiani)- con Mistero di strada e, a gennaio, con Storia di un diominore, che hanno entrambi come protagonista il commissario Mendez. E di lui chiediamo notizie più dettagliate. «Mendez -spiega Ledesma, 81enne, ma ne dimostra 20 di meno- ènato dall’osservazione di quattro diversi poliziotti che ho conosciuto».
Al contrario di Pepe Carvalho di Vasquez Montalban, Mendez è un solitario…
È un poliziotto della strada, non crede nei suoi superiori e nei politici, ma nella gente. È nato in un quartiere repubblicano, molto povero, rosso, ha pochi rapporti con i colleghi, che non si fidano di lui. Mangia male, non ha donne né amici, legge e pensa molto. E, talvolta, ricorre alle violenza».
Se la sentirebbe di definire Mendez anarchico?
Certo che sì, impersona la libertà che ha sempre permeato la storia della Catalogna che, incredibile ma vero, vive peggio ora che sotto Franco, il governo Zapatero non ci tratta bene.
Conosceva Vasquez Montalban?
Eravamo tutti e due giornalisti, sono stato redattore capo de La Vanguardia emio figlio èstato per 4 anni corrispondente dall’Italia per El Pais. Fondammo un movimento clandestino, cercavamo di opporci alla censura franchista.
In cosa consisteva l’opposizione?
Facevamo di tutto per pubblicare notizie vere. E ci riuscivamo.
Si èmai sentito sminuito dall’etichetta di scrittore di polizieschi?
Mai. Io sono un scrittore che, come tanti altri, ha scelto il poliziesco perché ritengo che, soprattutto ora, sappia fotografare, raccontare meglio la realtà in cui ci troviamo a vivere.
È già pronta una nuova avventura di Mendez?
Sì, la quattordicesima. Si intitola Non si deve morire due volte...

L'Unità, 10 dicembre 2008